Scilla
Un borgo marinaro tra i più suggestivi d’Italia, offre al visitatore scorci e panorami “da cartolina”. La porta dello Stretto di Messina è la perla della “Costa Viola”.
Scilla
la “piccola Venezia”
Scilla è una della più note e suggestive località turistiche della Calabria, legata al mito della storia di Scilla e Cariddi. Scilla, ninfa dalla bellezza sconvolgente, viene trasformata dalla maga Circe in un orrendo mostro ed infesta le acque dello Stretto insieme a Cariddi, devastante creatura marina creata da Zeus, capace di ingoiare e rigettare l’acqua del mare causando mortali vortici.

La leggenda
Secondo la mitologia greca, Scilla era una ninfa che non ricambiava l’amore di Glauco, che si era trasformato in uomo pesce proprio per amore. Rifiutato il giovane si rivolse alla maga Circe per riavere il suo aspetto. La maga però anziché aiutarlo tentò di sedurlo, venendo rifiutata perché Glauco era innamorato di Scilla. Accecata dalla gelosia quindi trasformò la ninfa in un mostro marino con sei teste di cane. La giovane ninfa, impaurita dal proprio aspettò, si tuffò in mare, inabissandosi in quelle acque che rendeva tempestose al passaggio di imbarcazioni, e scatenando il terrore tra i marinai.
Il borgo
Scilla è un borgo marinaro tra i più suggestivi d’Italia, offre al visitatore scorci e panorami “da cartolina”, la porta dello Stretto di Messina è la perla della “Costa Viola” che Platone così descrisse: “Ogni cosa si tinge con le diverse tonalità del colore viola, dando vita ogni sera, con i suoi spettacolari riflessi, a una visione sempre nuova”.
C’è un solo modo per conoscere la parte più autentica di Scilla: passeggiando fra le stradine del suo centro storico. Immancabile la passeggiata tra i quartieri Marina Grande e Chianalea.


Chianalea è ciò che resta del borgo più antico da cui si è originata la città, prende il suo nome da “Piano della Galea” (antica imbarcazione per la pesca del pescespada), definita da molti la “Venezia del Sud” per via delle casette dei pescatori, alcune delle quali originarie del 1600, direttamente adagiate sull’acqua, separate da stretti canali e insenature, accanto alle abitazioni si possono trovare, nei punti più ampi, gli scivoli per ormeggiare le barche.
Tra le vie si possono vedere, oltre che le case dei pescatori, antiche fontane, come la “Fontana Ruffo” del XVI secolo (con lo stemma del nobile casato), la “Fontana tre Canali” con mascheroni e fregi (1610) e la fontana “Il Canalello” (o “San Clemente”) e anche alcuni edifici storici: la Chiese di Santa Maria di Porto Salvo e la Chiesa di San Giuseppe; Palazzo Zagari, eclettico edificio del 1933; la novecentesca Villa Zagari, oggi “Monumento Nazionale” dedicato a Giuseppe Zagari (Medico e scienziato, 1863-1946) e palazzo Scategna, che si affaccia sullo scalo Araggio, con il suo doppio ordine di balconi, disposti su tre livelli, realizzati in pietra squadrata.
Tra gli edifici storici il più importante e imponente è il Castello Ruffo. Divenne prima rocca militare, diventando poi nel 1533 di proprietà della famiglia nobiliare dei Ruffo fino ai primi del ‘700. Al suo interno si notano ancora particolari che identificano il castello come tra gli edifici più importanti del Regno di Napoli. Si presenta come una fortezza costituita da torrioni e feritoie, e per accedervi c’è un ponte che arriva fino all’ambiente principale, dove si trova un portale di pietra su cui è visibile lo stemma di famiglia. Dal castello è possibile vedere un panorama bellissimo che dà sulle Isole Eolie.